(fonte : Regione Marche)
Francesca Petrini con i testimonials Marche |
Traghettare le Marche verso il futuro,
partendo dalla storia delle piccole e medie imprese che hanno fatto l’eccellenza
della regione, senza cadere nella retorica del “piccolo è bello”, perché la
dimensione produttiva è oggi fondamentale per reggere la globalizzazione del
mercato. È stato il filo conduttore dell’incontro che si è svolto, a Milano,
nell’auditorium del Padiglione Italia, nell’ambito delle iniziative organizzate
dalle Marche. Un talk show condotto dal giornalista Maurizio Socci che ha
riunito, attorno allo stesso tavolo, alcuni dei testimonial delle Marche,
moderati da Gianluca Gregori (prorettore Università Politecnica delle Marche) e
dal sociologo Aldo Bonomi. Si è parlato della storia delle imprese, ma
soprattutto degli uomini e delle donne che hanno fatto “l’eccellenza delle
Marche, perché qui le attività produttive si tramandano di generazione in
generazione, da padre a figlio. Un legame forte che trova nel territorio le sue
radici più profonde e i suoi legami più veri”. Vittorio Pennazzi (pasta),
Moreno Cedroni (chef), Vittorio Beltrami (formaggi), Francesca Petrini (olio),
Michele Bernetti (vino), Roberta Fileni (carni), Orietta Varnelli (distillati),
Vincenzo Spinosi (pasta), Paolo Marzialetti (cappelli), Enrico Loccioni (high
tech), Vittorio Livi (arredo design), hanno riportato le proprie
esperienze e le proprie convinzioni sulla singolarità di una regione al
plurale. “Il modello produttivo è cambiato, ma il rapporto con il territorio è
l’unico fattore produttivo che non si può delocalizzare - ha detto Gregori – È
la forza della nostra regione. Siamo primi in Italia per il rapporto imprese (153mila)
e abitanti, per l’incidenza degli artigiani (31%). Le multinazionali stanno
lasciando le Marche, occorre lavorare sulle imprese locali”. Sapendo, però, che
il piccolo non sempre è bello, non sempre regge gli urti della globalizzazione.
Dobbiamo, allora, parlare di reti, ha rimarcato Bonomi, “perché la forza delle
Marche deve essere tutto il territorio, non la singola eccellenza. La storia
serve a capire il futuro. La strada da percorrere è quella delle reti corte di
filiera produttiva, legate alle tradizioni e al territorio, ma lunghe di
commercializzazione e di rappresentanza per competere sul mercato globale”.
L’Expo cambierà le abitudini delle persone, non bisogna sprecare l’occasione
del 2015: nelle Marche ci sono l’autenticità e i valori che il mercato può
premiare, come evidenziano le esperienze imprenditoriali raccontate dai
testimonial.