martedì 29 settembre 2015

NASCE L'ASSOCIAZIONE PADIGLIONE ITALIA


Nasce l'associazione "Padiglione Italia, l'espressione del Dna italiano"

Pubblicato: 29 Settembre 2015

lunedì 28 settembre 2015

Nasce l'associazione Padiglione Italia

Testimonial di Saper fare e Potenza del limite 22 aziende
Redazione ANSA MILANO 17:53



E'nata la 'Associazione Padiglione Italia', che riunisce le aziende testimonial del 'Saper fare' e della 'Potenza del limite', che in questi mesi hanno raccontato da Palazzo Italia il mondo delle eccellenze italiane. Le aziende che hanno aderito all'associazione, presentata oggi, sono finora 22 e provengono da tutte le Regioni italiane. "Con questo progetto puntiamo a non disperdere il lavoro fatto finora ad Expo - ha spiegato la presidente dell'Associazione, Francesca Petrini -. Siamo stati definiti i 'supereroi della sostenibilità' alimentare e ambientale ma, più semplicemente, siamo giovani imprenditori o studiosi universitari molti attivi nei nostri settori e con una spiccata attitudine a guardare al futuro reinventando la tradizione". "La potenza del Saper Fare e la potenza del Limite sono la componente imprenditoriale e creativa dei territori italiani, che ha accompagnato la potenza della bellezza e reso possibile la potenza del futuro - ha commentato il direttore Contenuti e Territori di Padiglione Italia, Cesare Vaciago -. Questa Associazione è una legacy fondamentale del Padiglione Italia, e sono fiducioso che troveremo una strada per fare ancora del cammino insieme". Tra i protagonisti del 'Saper fare' troviamo produttori di ogni tipo: dall'olio biologico vitaminizzato per la lotta all'osteoporosi all'aceto balsamico secondo la tradizione vera modenese, dal puro zafferano abruzzese contro la maculopatia ai prodotti per celiaci. La 'Potenza del limite', che comprende aziende e ricercatori universitari che hanno trasformato gli ostacoli in occasioni di successo, vede invece progetti come l'H2, stazione di rifornimento a idrogeno di Bolzano, o anche l'app per la gestione della raccolta rifiuti o quella per la lettura delle etichette alimentari di difficile lettura.
   

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venerdì 25 settembre 2015

NASCE L'ASSOCIAZIONE PADIGLIONE ITALIA



(expo Regioni)
NASCE L’ASSOCIAZIONE PADIGLIONE ITALIA I TESTIMONIAL INSIEME PER IL DOPO EXPO

martedì 22 settembre 2015
28 settembre 2015 – ore 15 - Lounge Mipaaf

Che ne sarà dell’Expo una volta calato il sipario? Per rispondere concretamente a questa domanda i testimonial del Saper fare e della Potenza del Limite del Padiglione Italia, che in questi mesi hanno raccontato al mondo le eccellenze italiane, si sono costituiti in associazione con il nome di “Padiglione Italia, l’espressione del Dna italiano”. La presentazione ufficiale dell’associazione e l’annuncio delle prime iniziative avverrà nel corso di una conferenza stampa che si terrà il prossimo 28 settembre, alle ore 15.00, presso la lounge Mipaaf del Padiglione Italia.
All’incontro con la stampa interverranno:

Cesare Vaciago – Direttore contenuti e territori di Padiglione Italia.
Francesca Petrini - (testimonial Marche) presidente Associazione Padiglione Italia
Giuseppe Pedroni - (testimonial Emilia Romagna) vicepresidente Associazione P.I.
Pier Paolo Visione – (testimonial Abruzzo) segretario Associazione P.I.
Walter Huber - (testimonial Alto Adige)

I giornalisti interessati possono accedere all’area Expo accreditandosi attraverso la piattaforma media di Expo   https://accreditation.expo2015.org/mediahome.aspx?lang=IT con almeno 3 giorni di anticipo rispetto alla data dell'evento.

Info e richieste:


PRINCE PUCKLER



"Prince Pückler" è un classico dessert a base di gelato e frutta che troverete nel ristorante gourmet "Symphonie" nel Padiglione della Germania a Expo 2015.
Ingredienti
250 g di albume
540 g di zucchero
80 g di nocciole tostate, tritate
40 g di farina
1 presa di cannella
140 g di acqua
225 g di polpa di fragole
10 g di succo di limone
225 g di mascarpone
20 g di mandorle ricoperte di zucchero, croccante alle mandorle
150 g di cioccolato fondente fuso
1300 g di panna montata
Montare a neve gli albumi (150 g) con 25 g di zucchero. Far bollire 420 g di zucchero con l'acqua a 120°C. Mescolare lentamente lo sciroppo di zucchero nell'albume e montare fino a quando non si raffredda. Dividere il mix in tre parti e ad ognuna mescolare un aroma diverso. Ungere una teglia da forno e stendere uno strato di crema bianca. Aggiungere la crema aromatizzata alla fragola, solo dopo aver fatto raffreddare quella al mascarpone. Aggiungere il mix al cioccolato e completare con la crema bianca. Per la base: montare gli albumi a neve (100 g) con lo zucchero (200 g) e aggiungere gli altri ingredienti (nocciole tritate, farina e cannella). Versare l'impasto in uno stampo con cerniera apribile e lasciar cuocere in forno a 140°C fino a doratura. Lasciare asciugare il composto per almeno 8 ore a una temperatura di 60°C. Servire con frutta fresca, verbena e maraschino.
(worldrecipes.expo2015@org)

PADIGLIONE DELLA GERMANIA



La prima parte del percorso del Padiglione tedesco illustra le fonti dell’alimentazione (suolo, acqua, clima e biodiversità). Nello spazio “Il mio giardino di idee” ogni visitatore può interagire con il materiale esposto per ottenere ulteriori informazioni multimediali. Il gran finale è lo show “Be(e)active”: i visitatori possono sperimentare un volo sulla Germania (attraverso 3mila schermi che proiettano paesaggi tedeschi) dalla prospettiva di due api in volo, il cui movimento è diretto da un direttore d’orchestra.

giovedì 24 settembre 2015

LE MADELEINES



Voilà, les Madeleines. Piccole, perfette per il tè, dal sapore burroso e meravigliosamente soffici. Sono diventate famose grazie a Proust, che con una Madeleine rimembrava il passato e l'infanzia, ma sono diventate quel che sono grazie alla loro bontà. La ricetta è quanto di più semplice ci possa essere al mondo. Per creare la famosa "gobbetta", c'è un trucco. L'impasto va fatto riposare 3 ore in frigo, poi infornato. 

Ingredienti

140 g di burro
140 g di farina di grano tenero
2 uova
100 g di zucchero
1 bustina di vanillina
1 pizzico di Fleur de sel (sale dell'Atlantico), alla vaniglia
1 cucchiaio da tè di lievito per dolci

Far sciogliere in un pentolino il burro e poi lasciarlo intiepidire. In una ciotola di vetro montare con le fruste le uova con lo zucchero per almeno 3 minuti, il composto dovrà essere bello spumoso. Aggiungere ora con una spatola gli ingredienti secchi (precedentemente assemblati in una ciotola): farina, vanillina, lievito, sale. Mescolare dall'alto verso il basso non troppo velocemente. Aggiungere ora il burro fuso in tre tranche, sempre avendo cura di incorporarlo tutto volta per volta. Coprire con pellicola la ciotola e lasciare in frigo per almeno 3 ore a riposare. Passato il tempo dovuto riempire con tre quarti di cucchiaio ogni vano da madeleine, infornare subito a 210°C per 8-9 minuti fino a quando si sarà formata la gobbetta, poi abbassare a 190°C e proseguire per altri 5-6 minuti. Spolverate con zucchero a velo e servire.

PADIGLIONE FRANCESE




Entrando da un labirinto-giardino, che riproduce tre paesaggi agricoli, si arriva ad un'ampia grotta, che rende l’esposizione francese una sorta di percorso iniziatico. In una volta interamente ricoperta di vegetazione, prodotti tipici francesi e utensili per la cucina, sono mostrate le soluzioni per "Produrre di più e meglio". L'ultima sezione è dedicata a "Piacere e salute", e invita i partecipanti a riscoprire il piacere di cucinare e mangiare come ricompensa per gli sforzi sostenuti nel percorso, con una distesa di slogan che incoraggiano ad agire meglio per il futuro del cibo.
 

martedì 22 settembre 2015

PADIGLIONE DELL'ESTONIA



Il focus del Padiglione sono i tipici dondoli (“kiik”): facendoli oscillare si può generare energia elettrica.
 
KRINGEL ESTONE



Kringel estone, bellissima torta dal raffinato motivo intrecciato, leggermente croccante all’esterno ma dal soffice interno grazie alla presenza del latte nell’impasto.
Anche chiamato treccia alla cannella, il kringel è un particolare dolce lievitato tipico dell’Estonia.
Caratterizzato da una golosa farcia di burro, zucchero e cannella è ottimo a colazione inzuppato in una buona tazza di latte.
Esiste anche una variante più golosa, che prevede il cacao in polvere in sostituzione alla cannella e può essere ulteriormente arricchita da gocce di cioccolato.
Ingredienti per l'impasto del kringel:
300 g di farina 00
30 g di burro
120 g di latte 
1 uovo
1 cucchiaino di zucchero o miele
8 g di lievito di birra fresco (oppure 3 g di liofilizzato)
Ingredienti per la farcia alla cannella:
50 g di burro
50 g di zucchero
2 cucchiaini di cannella in polvere
1 pizzico di sale
Preparazione del kringel estone:
In un bicchiere sciogliete il lievito di birra con il latte tiepido e lo zucchero e lasciate riposare qualche minuto. Versate tutti gli ingredienti della base nella ciotola della planetaria e mescolate per qualche minuto fino ad ottenere un impasto ben omogeneo. Coprite con pellicola trasparente e lasciate lievitare fino al raddoppio del volume. Nel frattempo preparate il ripieno del kringel alla cannella. Mescolate il burro precedentemente ammorbidito con lo zucchero, la cannella e un pizzico di sale. Una volta che l'impasto sarà ben lievitato, stendetelo su un piano da lavoro formando un rettangolo. Spalmateci sopra la crema alla cannella tenendone da parte una piccola quantità che servirà per la glassatura. Arrotolate la base su se stessa ricavandone così un cilindro. Con un coltello ben affilato incidetelo longitudinalmente lasciando unita un'estremità per un paio di centimetri. Intrecciate tenendo verso l'alto la parte con il taglio e unite le due estremità in modo da formare una corona. Spennellate tutta la superficie con la farcia rimanente. Fate lievitare nuovamente per una mezz'ora. Adagiatelo su una teglia ricoperta con carta forno e cuocetelo in forno preriscaldato a 200°C per circa 20 minuti. Una volta sfornato il kringel, lasciatelo raffreddare, spolverare con zucchero a velo e gustatelo con una tazza di latte.
(worldrecipes.expo2015.org)

sabato 19 settembre 2015

PADIGLIONE DEGLI EMIRATI ARABI UNITI



Attraverso rampe dalle forme sinuose, che simboleggiano le dune, si entra nel cuore del Padiglione, dove è proiettato il filmato “Family Tree”. Verso la fine del cortometraggio, i visitatori sono condotti in uno spazio teatrale interattivo, nel quale sono coinvolti per portare a termine la storia. La visita termina con l’esposizione “La vita segreta di una palma da datteri”.

sabato 12 settembre 2015

Duro scontro tra Altroconsumo e Federbio


Il mensile, che fa parte di un gruppo lussemburghese, periodicamente si occupa dell'agricoltura organica ma, secondo Federbio, "con atteggiamento che va dal disinformato al prevenuto". La copertina di settembre 2015, "non crediamo in bio", non è proprio andata giù al mondo biologico.

Periodicamente il mensile Altroconsumo, pubblicato dalla Altroconsumo Edizioni srl, parte del gruppo editoriale e finanziario di diritto lussemburghese Euroconsumers SA (SA sta per Société anonyme) si occupa di biologico. In genere lo fa prima di SANA e con atteggiamento che va dal disinformato al prevenuto; gli dedica anche la copertina del numero di settembre 2015 (titolo: “Non crediamo in bio”).

È costretto ad ammettere “L’agricoltura biologica può vantare indubbi vantaggi per l’ambiente”, salvo aggiungere subito “ma non sempre i prodotti bio sono complessivamente più sostenibili di quelli tradizionali”. Il perché? I pomodorini bio (solo loro? quelli convenzionali si materializzano a distanza?) “devono viaggiare su mezzi refrigerati: l’impatto ambientale del trasporto è molto importante”, per fortuna ci illumina “se sono a km zero e fuori serra, i pomodorini bio potrebbero essere più sostenibili”.
Come nel passato, Altroconsumo ci è (o ci fa).
Sostiene “Ciò non significa che [ i “pesticidi chimici” e i “fertilizzanti sintetici”] siano sempre e in assoluto vietati: per esempio, in caso di rischio per la coltura l’uso di prodotti fitosanitari è autorizzato”.
Ignora (dimentica?) che la normativa europea prevede sì che “in caso di determinazione di grave rischio per una coltura, l’uso di prodotti fitosanitari è ammesso”, ma con il non ininfluente dettaglio “solo se tali prodotti sono stati autorizzati per essere impiegati nella produzione biologica”.
I mezzi tecnici ammessi per gli agricoltori biologici sono gli estratti dalle piante del neem, della quassia amara e del Chrysanthemum cinerariaefolium (una sorta di margheritina dai cui capolini essiccati e macinati si ricava un efficace insetticida naturale), la cera d’api, la lecitina, gli oli vegetali, i sali di rame (non più di 6 chili per anno su un ettaro), lo zolfo: tutte sostanze che nulla hanno a che fare con i 75 milioni di chili di anticrittogamici di sintesi, i 27 milioni di chili di diserbanti, i 25 milioni di chili di insetticidi e i 19 milioni di chili di altri pesticidi di sintesi sparsi in un anno sui campi italiani.
Non si trattasse di Altroconsumo avremmo il sospetto che si vuole ciurlare sul manico, mettendo sullo stesso piano cera d’api, margheritine e DDT.
La rivista che fa capo alla società anonima lussemburghese continua: “Schiere di studiosi hanno passato al setaccio pere, pesche, mele, kiwi, fragole, ma ache pomodori, carote, patate, alla ricerca delle più significative differenze nutrizionali tra alimenti bio e non. Un dato emerge con costanza da queste ricerche: il contenuto di antiossidanti è maggiore nei vegetali bio”.
Sembra, insomma, arrendersi alle risultanze delle ricerche scientifiche svolte nelle università di mezzo mondo (ne trovate una settantina nel libro ”Biologico, la parola alla scienza”), che concludono, per esempio:«Gli studi sugli animali, così come quelli in vitro, hanno mostrato una chiara indicazione di un effetto benefico degli alimenti biologici e dei loro estratti rispetto a quelli convenzionali»; «Studi in vitro hanno mostrato negli alimenti di produzione biologica una maggiore attività antiossidante e antimutagenica, nonchè una migliore inibizione della proliferazione delle cellule tumorali»; «Si può concludere che gli alimenti vegetali ottenuti con metodo biologico hanno un valore nutrizionale più elevato rispetto a quelli convenzionali, compresa la presenza di antiossidanti» e così via.
Il motivo delle differenze nutrizionali, specifica la rivista “sembrerebbe legato alla minor presenza di azoto nella coltivazione biologica, grazie alla progressiva riduzione in questi anni della quantità di letame utilizzata come fertilizzante”.
Dove Altroconsumo abbia tratto l’informazione della progressiva riduzione dell’uso del letame come fertilizzante è ignoto: nel 2009 erano allevati con metodo biologico 185.000 bovini, nel 2014 erano 223.000; nel 2009 avevamo 2milioni 400 mila polli, nel 2014 ne avevamo 3milioni 490 mila, le cui deiezioni, fortunatamente, non si sono dissolte in aria, ma son state fieramente usate nel 2009 su 1 milione di ettari, nel 2014 su 1 milione 390 mila, assieme ad altro letame da allevamenti estensivi, a sovesci e ad altra materia organica debitamente compostata.
Nello stesso articolo in cui scrive “Un dato emerge con costanza da queste ricerche: il contenuto di antiossidanti è maggiore nei vegetali bio”, la rivista prosegue: “I prodotti bio in commercio non possono quindi vantare un apporto nutritivo maggiore, checché ne dicano i loro sfegatati supporter. Attenzione, però: ciò non significa che non ci siano differenze per esempio tra la tal mela bio e la talaltra non bio”.
La sua sicurezza, che butta nel cestino i lavori scientifici di “schiere di studiosi”, deriva dall’aver prelevato a punto vendita e fatto analizzare “circa cento campioni di frutta e verdura” (non lo precisa, ma presumiamo metà biologici e metà convenzionali) e da ciò elaborare la sua tesi.
Ignoriamo a quale laboratorio si sia rivolta per le prove la rivista che fa capo alla società anonima lussemburghese e, quindi, se tale laboratorio è accreditato (aziende e organismi di controllo del settore biologico sono tenute a ricorrere solo a laboratori accreditati, gli unici che forniscono referti con validità legale).
Se si tratta del laboratorio milanese Conal, cui Altroconsumo si rivolge di frequente, le sue prove sotto accreditamento comprendono gli abiti per bambini, gli aiuti di galleggiamento per l’apprendimento delle tecniche di nuoto, altalene, scivoli e giochi d’attività similari, articoli da letto, letti a castello, trattieni succhietti e molto altro.
Le prove chimiche e microbiologiche sotto accreditamento per l’alimentare, però, non comprendono la determinazione dei residui di fitofarmaci, quella delle vitamine o delle sostanze antiossidanti. A dirla tutta, le prove che il laboratorio offre (sempre che sia quello utilizzato, Altroconsumo scorda di citarne il nome e non informa sui metodi di prova utilizzati) non sarebbero sufficienti a redigere una banale tabella nutrizionale.
Ma vuoi che per analisi su cui imbastire un articolo di prima pagina la rivista si sia rivolta a un laboratorio le cui prove non valgono?
I risultati delle analisi sulla decina di fragole, di carote, di mele e di pomodori effettuate fan sì che Altroconsumo ritenga di poter sostenere “Si tratta di prodotti che a livello nutrizionale sono assolutamente comparabili”.
Anzi, non è proprio così: “Se proprio si vuole essere pignoli, l’unico caso in cui si nota un certo scostamento fa pendere la bilancia a favore dei prodotti tradizionali. Riguarda la presenza di fosforo e potassio nelle fragole. Nonostante ci siano ricerche che descrivano come tendenzialmente più elevata nei prodotti di origine biologica, nelle fragole da noi acquistate si è verificato l’opposto”.
Ecco, sì, facciamo i pignoli. Secondo le analisi dell’ignoto laboratorio, il potassio nelle fragole bio è 1.281 mg/kg, contro i 1.611 nelle fragole convenzionali, il fosforo è 187 mg/kg rispetto a 217 mg/kg.
I consumi di riferimento giornalieri per vitamine e sali minerali fissati a livello europeo sono di 700 mg di fosforo e 2000 mg di potassio. Non si capisce perché far riferimento a potassio e fosforo per le fragole (il cui contenuto in acqua supera il 90%, cui si aggiungono 5 grammi abbondanti di zuccheri): si tratta di sali minerali che nelle fragole sono presenti in misura del tutto irrilevante e che non ne costituiscono certo il motivo d’acquisto (avete mai sentito dire “Mi dia mezzo chilo di fragole, perfavore, mi sento un po’ giù di potassio”?).
Uno sfortunato consumatore che dovesse assumere l’intero valore consigliato di potassio dalle fragole, dovrebbe consumarne 3,7 kg di biologiche o 3,2 kg di convenzionali; se fossero la sua unica fonte di fosforo, dovrebbe mangiarne 1,5 kg di biologiche o 1,2 kg di convenzionali.
Noi a questo consumatore suggeriremmo di consumare, piuttosto, 140 grammi di fagioli borlotti (così sistema il potassio) e un uovo (così copre il fabbisogno di fosforo, e gliene avanza pure un po’).
Non si trattasse di Altroconsumo avremmo il sospetto che si vuole ciurlare sul manico…
Traballa un po’ la dichiarazione “Anche sui pesticidi le nostre analisi non lesinano sorprese. È vero che confermano che nei prodotti convenzionali c’è una maggior presenza di residui di fitofarmaci. Ma -udite udite- le concentrazioni rilevate risultano di gran lunga inferiori, fino a cento volte!, ai limiti di legge (che sono già di per sé cautelativi per la salute)”.
Che sarà mai se le norme europee prevedono per gli alimenti per l’infanzia una soglia di residui di 0.01 ppm (il cosiddetto “inquinamento di fondo”, inevitabile), se numerose ricerche allertano su deficit neurologici nei bambini dovuti all’assunzione ante e post partum di anche ridotte quantità di pesticidi?
Tranquilli, son cautelativi per la salute, “Con due eccezioni, entrambe riguardanti campioni di fragole non bio acquistate a Roma (presso Super Elite e Conad), che sono risultati fuorilegge. In tutti e due i casi non solo il laboratorio ha rintracciato un pesticida (carbaril) non autorizzato per il trattamento delle fragole nel nostro Paese, ma il quantitativo riscontato superava anche il limite di tolleranza previsto per questo principio attivo”.
Che sarà mai, un po’ di residui di fitofarmaci oltre i limiti di legge per fitofarmaci che le norme europee impongono di classificare in etichetta come “molto tossico”, “tossico per il ciclo riproduttivo”, “nocivo”, “cancerogeno”, “mutageno”, “altamente tossico per gli organismi acquatici”, “pericoloso per l’ambiente”, “pericoloso per lo strato di ozono”?
Continua Altroconsumo: “Al contrario tutte le fragole bio sono risultate ”pulite”, se non fosse per la presenza inaspettata di un pesticida in un campione acquistato a Roma, nella catena Naturasì. Questa volta però i residui del fitofarmaco (Pymetrozine) sono risultati entro il limite massimo di tolleranza ammesso”.
Se il prodotto (non ammesso in agricoltura biologica) è “entro il limite massimo di tolleranza ammesso” significa che è presente in quantità inferiore a 0,01 ppm, che non solo equivale a 1 grammo per 100 tonnellate, ma è definito dalla legge come “contaminazione tecnicamente inevitabile” (inevitabile, il che sta a dire che non puoi proprio farci niente): gli agricoltori convenzionali, che coltivano circa il 90% della superficie agricola italiana, vi usano sostanze che, una volta nell’ambiente, possono raggiungere anche l’altro 10% di terreni, senza la minima responsabilità del produttore biologico: se le tracce di sostanze chimiche sono entro la soglia considerata “inquinamento di fondo” tecnicamente inevitabile (cioè quello che trovate anche nel vostro orto dietro a casa, anche se non avete mai spruzzato niente), il prodotto biologico è considerato regolare.
Se invece, si supera la soglia di 0,01 ppm (cioè più di 1 grammo di residuo per 100 tonnellate di pomodoro o di zucchine), anche se l’agricoltore biologico è assolutamente incolpevole e la responsabilità è esclusivamente degli agricoltori convenzionali che contaminano i campi altrui, gli viene ritirata la certificazione. Il concetto non è quello di “chi inquina paga”, ma quello di “chi viene inquinato paga”: è la legge, per quanto illogica.
Ma siamo uomini di mondo e ci rendiamo conto che è un ragionamento troppo complicato da capire e da spiegare.
Proviamo a fare un aiuto noi: il limite di residui dell’erbicida glifosate tollerato sui piselli convenzionali è di 10 ppm, cioè 1.000 volte superiore a quello di 0,01 ppm tollerato nei prodotti biologici per contaminazioni involontarie. Sì, 1000 volte.
“Se si varia frutta e verdura nella propria dieta si è meno esposti agli stessi pesticidi e si evita l’effetto accumulo. Se si lavano con cura sotto acqua corrente, si compie già una pulizia efficace. Se si sbucciano, si eliminano quasi del tutto i residui (ma si rinuncia anche a qualche fibra). Se si cuociono, gran parte dei pesticidi si degrada con il calore; purtroppo altri sono termoresistenti. L’acqua di cottura è meglio non riutilizzarla”.
Nella sua tristezza, il consiglio della rivista che fa capo alla società anonima lussemburghese è chiaro: cuocere sempre l’ortofrutta convenzionale (uva, fragole, insalata, cetrioli…), guai a far minestre, brodi e zuppe di verdura convenzionale (“L’acqua di cottura è meglio non riutilizzarla”).
Brrr. A voi sembra “normale” e accettabile coltivare (e acquistare) prodotti alimentari che dovete per forza sbucciare e cuocere (anche se, ricorda la rivista, alcuni pesticidi resistono anche alla cottura), per di più buttando l’acqua di cottura? E non è che il brodo andrà smaltito come rifiuto speciale?
Sulla sbucciatura, poi, ahimè, non ci siamo proprio: Altroconsumo sembra esser rimasto agli anni ’70, quando gli insetticidi erano prevalentemente “a pronto effetto”, a “effetto topico” o “per contatto” (cioè per farla semplice: il pesticida veniva spruzzato sull’albero e rimaneva su foglie e buccia, espletando la sua azione a livello locale, senza penetrare più di tanto all’interno del frutto).
Da anni, invece, la caratteristica dei pesticidi è di essere progettati con “effetto sistemico”: la molecola del pesticida attraverso le foglie, le radici o addirittura attraverso il trattamento del seme, penetra nel torrente circolatorio della pianta (il sistema linfatico) e da lì si distribuisce in tutte le parti della pianta) o citotropico (cioè i grado di penetrare nei tessuti prossimi al punto di applicazione).
L’effetto degli insetticidi sistemici può durare per mesi.
È evidente a uno studente del primo anno d’istituto professionale per l’agricoltura che sbucciare un frutto in cui l’insetticida sia presente non solo nella buccia, ma anche nel picciolo, nei semi e nella polpa è del tutto privo di senso (oltre che di una certa complessità nel caso dell’uva, delle prugne, delle albicocche, delle prugne, delle fragole e di tutti i piccoli frutti).
Poteva essere un’informazione utile per i lettori, peccato.
Magari la rivista che fa capo alla società anonima lussemburghese ne parlerà nel prossimo articolo contro il biologico che, se rispetta i suoi ritmi, ci toccherà leggere a settembre 2017.
di C. S.
pubblicato il 10 settembre 2015 in Tracce > Italia


venerdì 11 settembre 2015

MARCHE EXPO 2015 : AGRICOLTURA BIO


IGP MARCHE OLIO

Delegazione Consorzio Marche Extravergine con Assessore Anna Casini


COMUNICATO STAMPA REGIONE MARCHE (Claudia Pasquini)

IGP MARCHE OLIO EXTRAVERGINE – LA VICEPRESIDENTE CASINI INCONTRA LA DELEGAZIONE DEL CONSORZIO E ASSICURA IL SUO SOSTEGNO AL RICONOSCIMENTO DEL MARCHIO.

La vicepresidente e assessore all’Agricoltura Anna Casini sosterrà il riconoscimento del marchio Igp per l’olio di oliva marchigiano sia al Ministero dell’Agricoltura a Roma che a Bruxelles. E’ quanto ha assicurato oggi ad una rappresentanza del Consorzio Marche Extravergine (foto) guidata dal suo presidente Antonio di Maio e dalla testimonial delle Marche all’Expo Francesca Petrini, inventrice del PetriniPlus, l’olio biologico con brevetto internazionale arricchito di vitamine atte a favorire l’assorbimento del calcio nelle ossa. Il Consorzio ha posto alla vicepresidente Casini la questione del riconoscimento Igp Marche per l’olio extravergine di oliva in relazione alle richieste di integrazioni ricevute dalla Commissione europea Agricoltura e Sviluppo rurale utili al completamento dell’iter burocratico richiesto. I produttori hanno sollevato perplessità e preoccupazione, riguardo al ritardo che questo riconoscimento potrebbe subire, in un’ottica di valorizzazione delle loro produzioni soprattutto dopo una annata estremamente difficile con quella del 2014. Ottenere infatti l’Igp Marche sarebbe fondamentale anche per promuovere nuove filiere e reti tra produttori in linea con i nuovi programmi europei che, dal punto di vista dell’assegnazione delle risorse, privilegiano le sinergie. I produttori hanno quindi chiesto che, a fronte delle puntuali risposte alle richieste di integrazioni tecniche, ci sia anche un sostegno politico da parte della giunta guidata dal presidente Luca Ceriscioli. “E’ nostra ferma intenzione – ha detto la vicepresidente Casini - tutelare e rafforzare l’immagine di una regione olivicola con una importante e antica tradizione olearia e di questo ci prendiamo la diretta responsabilità. Sono quindi a disposizione del Consorzio per rappresentare le loro istanze nelle sedi opportune e necessarie. I nostri uffici tecnici sono già al lavoro per fissare un incontro con la Commissione Europea al quale prenderò parte in prima persona insieme ai produttori per presentare le nostre puntuali controdeduzioni. Nel frattempo attiveremo tutti i canali necessari presso il Ministero dell’Agricoltura italiano per evidenziare la problematica e chiedere la loro massima collaborazione nella soluzione della questione. Non ottenere il riconoscimento sarebbe uno schiaffo culturale inaccettabile per una regione che ha tra le sue peculiarità l’eccellenza territoriale e la qualità”. .


IL BIO IN ITALIA


I dati SINAB sul 2014: il bio in Italia accelera
Inserito il 11 settembre, 2015 - 10:54 
Il biologico accentua la sua crescita. Secondo lo studio sui dati 2014 effettuato da SINAB, il Sistema nazionale d’informazione sull’agricoltura biologica del ministero dell'Agricoltura, le superfici coltivate con metodo biologico in Italia hanno raggiunto quota 1,4 milioni di ettari che, su base annua, si traduce in una crescita superiore al 5,4%.

In termini assoluti, lo scorso anno, sono stati oltre 80 mila gli ettari convertiti alla produzione secondo il metodo bio e l’incidenza della superficie agricola utilizzata (SAU) bio sul totale della SAU nazionale è passata dal 10,1% al 10,8%. Una crescita non solo in termini di superfici ma anche di soggetti coinvolti. Sono infatti di 55.433 operatori certificati (+5.8% rispetto al 2013), 42.546 dei quali produttori esclusivi (aziende agricole). A questi si aggiungono 6.104 preparatori esclusivi (comprese le aziende che effettuano attività di vendita al dettaglio), 6.524 produttori-preparatori (aziende agricole che svolgono anche attività di trasformazione) e 259 importatori.

In particolare, con riferimento ai consumi, i dati ISMEA-Nielsen relativi alle vendite nella distribuzione moderna (iper e supermercati, discount e libero servizio) per i prodotti confezionati segnano un +11% rispetto al 2013. Cresce anche la gamma d’offerta a scaffale, con un +14% del numero delle referenze trattate nel 2014.

'Con oltre 3 miliardi di euro di fatturato, il biologico si conferma un tassello importante nel panorama agroalimentare italiano - ha commentato il ministro dell’Agricoltura, Martina -.
 

Siamo leader in Europa per numero di operatori coinvolti e i dati SINAB dimostrano il grande potenziale di questo settore che vogliamo continuare a sostenere. Una realtà che abbiamo fortemente voluto valorizzare anche all'interno di Expo Milano, con un'area dedicata alla biodiversità che sta riscuotendo un grande successo di visitatori.
 

Fino al 2020 investiremo inoltre con le Regioni più di 1,5 miliardi di euro su questo settore, puntando sull'abbattimento dell'impatto ambientale delle attività agricole e su modelli sostenibili. Tanto stiamo facendo anche sul fronte dei controlli contro il falso bio, spingendo su una maggiore trasparenza e condivisione delle informazioni disponibili'.


giovedì 10 settembre 2015

Biologico: in crescita operatori e consumi


MARTEDÌ 08 SETTEMBRE 2015 08:00
SCRITTO DA REDAZIONE

Resi noti dal Sistema nazionale di informazione sull’agricoltura biologica del MiPAF i primi dati relativi al 2014 che evidenziano come il biologico sia un settore in continua crescita, come dimostra anche il successo a EXPO Milano 2015 presso il Biodiversity Park dell’ “Organic Week”, la tre giorni di incontri, dibattiti e approfondimenti dedicati all’agricoltura biologica.




Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MiPAF) ha comunicato che il Sistema nazionale d’informazione sull’agricoltura biologica (SINAB) ha fornito i primi dati relativi al 2014, da cui si evince che le superfici coltivate con metodo biologico in Italia hanno raggiunto quota 1,4 milioni di ettari che, su base annua, si traducono in una crescita superiore al 5,4%. In termini assoluti, nell’ultimo anno, sono stati oltre 80 mila gli ettari convertiti alla produzione secondo il metodo bio e l’incidenza della superficie agricola utile bio sul totale della SAU nazionale è passata dal 10,1% al 10,8%.
Una crescita non solo in termini di superfici, ma anche di soggetti coinvolti. Sono infatti di 55.433 operatori certificati (+5.8% rispetto al 2013), 42.546 dei quali produttori esclusivi (aziende agricole). A questi si aggiungono 6.104 preparatori esclusivi (comprese le aziende che effettuano attività di vendita al dettaglio), 6.524 produttori-preparatori (aziende agricole che svolgono anche attività di trasformazione) e 259 importatori.
Per quanto riguarda il comparto zootecnico, dalle anticipazioni del SINAB si evidenzia, rispetto all’anno precedente, un aumento di oltre il 15% per i suini e del 14% per il pollame.
Numeri in crescita e con prospettive di miglioramento per un comparto che, nella grande distribuzione (GDO), rappresenta ormai il 2% delle vendite degli alimenti confezionati.
In particolare, con riferimento ai consumi, i dati Panel Famiglie Ismea-Nielsen rivelano che gli acquisti domestici di prodotti biologici confezionati (peso fisso) nella Distribuzione moderna (iper e supermercati, discount e libero servizio) sono cresciuti in valore dell’11% nel 2014, un risultato in netta controtendenza rispetto al meno 0,2% dell’agroalimentare nel suo complesso.
Tale dinamica dipende anche da una crescita dell’offerta a scaffale, con il numero di referenze che lo scorso anno ha registrato un incremento del 14%.
L’evoluzione delle vendite bio nel 2014 è dipesa principalmente dai forti aumenti fatti registrare daiderivati dei cereali (+18,9%) e dagli ortaggi (+14,3%), soprattutto trasformati.
Più contenuti gli incrementi per uova (+4,6%), lattiero caseari (+4,1%) e frutta (+1,4%), con il fresco però in contrazione.
Tra i principali prodotti bio, si segnala il forte incremento rispetto al 2013 degli acquisti di pasta(+21%), con risultati altrettanto soddisfacenti (+8% circa in entrambi i casi) per oli di oliva extravergini e yogurt.
Più contenuto (+5%) l’aumento per i succhi di frutta e per il latte fresco (+1,7%), cui si è contrapposto nello stesso segmento un calo del 5,2% per il latte a lunga conservazione (UHT).
I consumi di prodotti bio confezionati restano concentrati su poche categorie: le prime tre (derivati dei cereali, ortofrutta fresca e trasformata, lattiero-caseari) coprono circa il 70% della spesa complessiva sostenuta dalle famiglie italiane presso la GDO.
Le prospettive restano orientate a un’ulteriore crescita nel 2015, con un probabile rafforzamento della tendenza (nel primo semestre si stima un 15-20% di aumento già acquisito rispetto allo stesso periodo del 2014), anche in considerazione di un tendenziale miglioramento del quadro economico generale e di un graduale recupero del potere d’acquisto delle famiglie.
“Con oltre 3 miliardi di euro di fatturato, il biologico si conferma un tassello importante nel panorama agroalimentare italiano - ha affermato il Ministro Maurizio Martina - Siamo leader in Europa per numero di operatori coinvolti e i primi dati del SINAB dimostrano il grande potenziale di questo settore che vogliamo continuare a sostenere. Una realtà che abbiamo fortemente voluto valorizzare anche all’interno di EXPO Milano, con un'area dedicata alla biodiversità che sta riscuotendo un grande successo di visitatori. Fino al 2020 investiremo inoltre con le Regioni più di 1,5 miliardi di euro su questo settore, puntando sull'abbattimento dell'impatto ambientale delle attività agricole e su modelli sostenibili. Tanto stiamo facendo anche sul fronte dei controlli contro il falso bio, spingendo su una maggiore trasparenza e condivisione delle informazioni disponibili”.
A riprova dell’interesse crescente per il settore, a EXPO 2015 si è svolta con notevole successo di pubblico presso il Biodiversity Park l’ “Organic Week” (3-5 settembre 2015), la tre giorni di incontri, dibattiti e approfondimenti con interventi di relatori internazionali, dedicata alla biodiversità e al biologico.
Vogliamo costruire delle proposte che ci auguriamo possano essere utili anche alla Carta di Milano- ha dichiarato Duccio Campagnoli, Presidente di BolognaFiere che ha promosso l’evento assieme a Fiera di Norimberga (i due Enti organizzano le due Fiere più importanti del settore:SANA in Italia e Biofach in Germania), con il supporto di IFOAM e Federbio - per rafforzare l’idea che uno dei messaggi che l’Esposizione Universale dovrebbe lasciare è la necessità di una svolta verso l’agricoltura biologica e al ruolo che essa riveste come metodo di produzione innovativo, sostenibile, rispettoso dell’ambiente e della biodiversità per rispondere alle sfide globali future”.