|
Aldo Bonomi , sociologo |
La
regione Marche, nell'ambito delle proprie giornate di protagonismo regionale
dentro Expo, ha tenuto lo scorso 10 giugno all'Auditorium di Palazzo Italia un
convegno internazionale sulla longevità.
Vi hanno partecipato studiosi del fenomeno come Dan
Buettner di National Geographic, esperto delle blu zone, i cinque luoghi più
longevi del mondo, Giovanni Pes, lo studioso sardo che per primo, partendo
dall'osservazione della longevità dei componenti della sua famiglia e dei suoi
avi, prese a studiare il fenomeno in Sardegna, Roberto Bernabei, presidente di
Italia Longeva, e alcuni testimonial del vivere in salute, soprattutto
attraverso lo sport e il movimento, come Sydne Rome e Jury Chechi.
Nel corso del convegno sono state delineate dagli
studiosi le caratteristiche che meglio definiscono le nostre aspettative di
vita, non solo nella prospettiva di vivere più a lungo ma soprattutto in
quella di vivere bene mantenendo a lungo una qualità di vita alta.
Il principio primo legato alla longevità è senza
dubbio quello per cui ognuno di noi è e si fa protagonista della propria
longevità con le proprie abitudini di vita, cioè “la longevità si conquista”
come ci dice il professor Bernabei, che non tralascia di sottolineare però che
a definire le caratteristiche della longevità e i suoi presupposti, anche nella
classifica dei paesi più longevi stilata dal Global AgeWatch Index, oltre alle
componenti più strettamente mediche o di abitudini di vita personali sono
chiamate in causa quelle di contesto.
È proprio lo studio delle blu zone ad aver messo
in luce quanto il contesto sia importante, andando a definire nello specifico
sei caratteristiche che riguardano in primo luogo la dieta e il movimento ma
anche la spiritualità, la famiglia, il continuare ad avere uno scopo nella vita
e i legami sociali. L’Italia è il secondo paese al mondo come aspettativa di
vita e le Marche sono la regione i cui abitanti hanno la maggiore aspettativa
di vita nel nostro paese. Da questo punto di vista le Marche sono una regione
laboratorio dove il professor Bernabei indaga anche un di più: “ questa regione
è leader nel mondo per longevità e c’è certamente il tema del colesterolo, del
mangiare, dell’esercizio fisico... ma c’è evidentemente anche un quid in più
che è dell’Italia da una parte e della regione Marche in particolare
dall'altra: un atteggiamento nei confronti della vita, un piacere di continuare
a vivere ….”
Dal mio punto di vista, la parola chiave per le
Marche è “prospettiva di vita”, un concetto che viene da lontano, da
quando Piero della Francesca presentò al duca di Urbino il trattato sulla
prospettiva. Le prospettive che si vedono nei quadri di Piero, ma non solo, e
che rappresentano quelle colline, quel territorio, quegli squarci di “infinito”
leopardiano, marcano il rapporto anche tra longevità e bellezza da un lato e
longevità e spiritualità dall’altro. Perché se il paesaggio che ci circonda è
bello alimenta lo spirito. Uno dei temi è infatti proprio il rapporto con la
spiritualità che nelle Marche mette assieme idealmente lo splendore della
basilica di Loreto con il pregare in una moschea abbassando i conflitti della guerra
civile molecolare, il male del nostro secolo. I temi della famiglia, delle
forme di convivenza e di quelle di comunità, che sembrano rimandare all'800 o
al 900, vanno invece riattualizzati e non c'è dubbio che le Marche sono una
delle regioni italiane in cui il senso della comunità è ancora più vivo che
altrove.
Il tema egemone per la longevità tuttavia, come ci
hanno ricordato tutti gli esperti nel corso della discussione all’Auditorium di
Expo, è quello dell'alimentazione, quella piramide alimentare che richiede
necessariamente un rapporto con l'agricoltura di territorio e con quello che De
Rita chiama lo “scheletro contadino” del nostro paese che garantisce la
bellezza del vivere borghigiano da una parte e la dieta mediterranea del
mangiare in modo salubre dall’altra. Da questo punto di vista le Marche sono
riuscite a tenere il loro scheletro contadino che ha prodotto borghi invece che
metropoli e oggi sono un insieme plurale di città e di borghi senza un'area
metropolitana accentrante. Un indicatore non da poco se si pensa all’importanza
del rapporto tra smart city e smart land oggi.
Le Marche sono riuscite a tenere insieme la memoria di
Piero della Francesca, il paesaggio, la spiritualità, la bellezza, il vivere
borghigiano, il vivere contadino.. nonostante si siano comunque
confrontate e si confrontino con l'industria e il lavoro industriale. Fin
dall'inizio il passaggio all'industrializzazione in questa regione è avvenuto
in una dimensione di tempi e ritmi che un grande marchigiano, Giorgio Foa,
riassunse nella figura idealtipica del metalmezzadro che è sempre stato
contemporaneamente un po' metalmeccanico e un po' mezzadro, coltivatore.
La capacità delle Marche di aver tenuto insieme il
territorio agricolo, la dimensione contadina diffusa e spesso familiare, con la
dimensione dell'industria ha certamente contribuito a quel contesto che incide
anche sulla longevità di questa regione. Oggi tuttavia siamo di fronte
all'interrogativo di quanto quel “capitalismo dolce” senza fratture saprà resistere
dialogando con la globalizzazione che viene avanti cercando di mantenere una
memoria storica che permetta però di entrare nell'ipermodernità.
A
questi temi e interrogativi si sono spirati i 15 video che hanno costituito,
nell’ambito del periodo di protagonismo di questa regione sul Cardo di Expo, la
mostra sulle Marche. I video, realizzati da cinque registi marchigiani, hanno
trattato appunto i temi della prospettiva di Piero della Francesca, pittore di
smart land, quello della spiritualità, del vivere borghigiano, del capitalismo
dolce... E anche il tema del mare Adriatico su cui si affacciano e
interagiscono da sempre le culture diverse delle due sponde, tema che anticipa
la conferenza sulla Macroregione Adriatico Ionica che la regione Marche come capofila,
insieme a Emilia Romagna, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise e
Puglia, ha organizzato per il prossimo giovedì 8 ottobre presso l’Auditorium di
Palazzo Italia a Expo.